Brano: Neocolonialismo
sto ha visto nascere, al posto delle vecchie colonie, numerosi nuovi Stati formalmente indipendenti e sovrani che, in breve tempo, hanno portato a triplicarsi il numero di paesi membri dell’O.N.U. (v.), il cosiddetto « Parlamento mondiale degli Stati ». Se nel 1945, quando fu creata, questa organizzazione contava 51 Stati membri, nel 1980 il numero era salito a 152.
Banca Mondiale e Fondo Monetario
Con il dissolversi dei vecchi imperi coloniali, i loro rapporti economici (che aH’interno di ogni impero erano di tipo bilaterale, tra metropoli e colonie) vennero fatti confluire in un comune organo multilaterale, la International Bank for Reconstruction and Development (Banca Internazionale per la Ricostruzione e i/o Sviluppo, I.B.R.D.), detta Banca Mondiale, e ne\VInternational Monetary Fund (Fondo Monetario Internazionale, I.M.F.). I due istituti sovranazionali vennero creati simultaneamente all’O.N.U. quali organi « di cooperazione monetaria ed economica » tra i paesi membri e non aderenti al Consiglio per il mutuo aiuto economico {R.G.W.), creato per gli stessi motivi dall’U.R.S.S. con i paesi da essa controllati.
In realtà, queste nuove istituzioni avevano il compito di assicurare alle superpotenze il dominio economico sugli altri Stati, a cominciare da quelli nati dalle ex colonie. Nel momento in cui il rapporto bilaterale precedentemente intrattenuto da ogni singolo Stato imperialista co[...]
[...]si determinava un sistema economico unico, al quale partecipavano attivamente l’intera comunità degli Stati ex colonialisti nonché quelli che all’epoca del colonialismo erano privi di colonie (come la Svezia) o ne erano stati spossessati (come la Germania e l’Italia). Ma mentre in seno alI’O.N.U. veniva fatto valere il principio della democrazia borghese formale (un voto per ogni Stato membro), la struttura decisionale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario veniva basata sul principio della quantità di capitale conferito: in altri termini, agli Stati membri veniva riconosciuto un potere decisionale commisurato al capitale da ciascuno di essi apportato, sulla base del rispettivo peso reale nel mercato mondiale. Si aveva così, in luogo del dominio coloniale diretto, sostenuto da forze
di occupazione coloniali, un dominio indiretto basato fondamentalmente sul controllo dei flussi finanziari da parte dei paesi « ricchi » nei confronti dei paesi « poveri » o « sottosviluppati » o « in via di sviluppo ». Un dominio che però non escludeva, in caso d[...]
[...]sostenuto da forze
di occupazione coloniali, un dominio indiretto basato fondamentalmente sul controllo dei flussi finanziari da parte dei paesi « ricchi » nei confronti dei paesi « poveri » o « sottosviluppati » o « in via di sviluppo ». Un dominio che però non escludeva, in caso di necessità, il ricorso alle forme tradizionali di intervento militare e politiche.
Grazie alla ingente mole di capitali amministrati dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario, questi due enti assumevano le funzioni di una grande burocrazia sovranazionale per la raccolta, l’impiego produttivo e la combinazione (tra capitale pubblico di Stato e capitale di banche private) di capitali da investire nei paesi destinatari. Negli anni Cinquanta e Sessanta, gli investimenti furono prevalentemente destinati allo sfruttamento intensivo e indiscriminato delle risorse agricole e minerarie dei paesi sottosviluppati. Con ciò, si rispondeva alle richieste delle industrie dei paesi industrializzati e, nello stesso tempo, secondo i calcoli della Banca Mondiale, l’esportazione dell[...]
[...]to delle risorse agricole e minerarie dei paesi sottosviluppati. Con ciò, si rispondeva alle richieste delle industrie dei paesi industrializzati e, nello stesso tempo, secondo i calcoli della Banca Mondiale, l’esportazione delle loro risorse primarie avrebbe assicurato ai paesi esportatori le maggiori entrate possibili. L’aumento continuo di tali entrate era d'altra parte imposto ai paesi sottosviluppati quale conseguenza della loro adesione al Fondo Monetario, dove veniva sorvegliato il tasso di cambio delle valute dei paesi membri. Questi paesi si vedevano obbligati a procurarsi valuta estera (ricavata appunto dalle esportazioni) per impiegarla a sostenere i cambi delle rispettive monete, condizione indispensabile per non essere esclusi dal mercato mondiale.
Grazie al sistema decisionale vigente nella Banca Mondiale e nel Fondo Monetario, nonché al controllo esercitato da questi complessi burocratici, la minoranza costituita dai paesi industriali potè non solo mantenere il proprio controllo, ma assicurarsi una posizione di crescente egemonia economica nei confronti dei paesi ex coloniali, quindi assicurarsene il dominio.
I paesi industriali non sarebbero stati in grado di mantenere e sviluppare il loro dominio sugli altri se avessero operato separati e in concorrenza tra loro (come nell’epoca dell'imperialismo), cioè in una situazione di libero mercato mondiale. Nelle mutate condizioni storiche, le nuove forme neocoloniali[...]
[...]); poi V International Development Agency o I.D.A.; nel
1977 YArabian Development Bank; infine Ylnternational Finance Corporation. Il dominio economico dei paesi industrializzati trovava ulteriore consolidamento nel trattato del G.A.T.T. (General Agreements on Tariff and Trade, Accordo generale sulle tariffe e gli scambi) concluso nel 1947 allo scopo dr fissare le clausole commerciali obbligatorie per tutti i membri della Banca Mondiale e del Fondo Monetario.
A partire dal 1962 (in seguito alla crisi di Cuba) il G.A.T.T. fu sempre più palesemente usato quale strumento per la conservazione e il miglioramento delle clausole a favore delle dieci potenze mondiali più industrializzate e soprattutto quale strumento per attuare una politica di protezionismo a beneficio degli U.S.A. (Kennedy Round). Per affiancare e meglio effettuare la loro politica di conservazione del regime di scambio ineguale nelle transazioni aH’interno del G.A.T.T. ricorrendo a mezzi extraeconomici, nel 1962 gli Stati industrializzati concertarono un’azione comune detta Convert[...]